Post

Visualizzazione dei post da giugno, 2010

per quelli che "così potremo parlare liberamente senza paura di essere intercettati"

di Antonella Mascali I giornalisti potranno pubblicare opinabili riassunti di atti processuali, mai delle intercettazioni se non dopo anni. A rischio anche riprese e registrazioni dei processi. Ma questi problemi, la stampa potrebbe non averli perché il pericolo è che non ci sarà nulla da scrivere. La legge è una ferita mortale per le indagini: le intercettazioni hanno consentito di identificare mafiosi insospettabili, loro complici, corrotti, stupratori, omicidi. Gravi indizi di reato Un pm può intercettare, se ci sono g ra v i indizi di reato ma con la nuova legge, solo se a carico dell’indagato ha già raccolto elementi di prova: nel testo c’è un riferimento all’articolo 192 del codice che regola l’accertamento di responsabilità di un imputato già sotto processo. Si snatura così lo strumento che serve a trovare il colpevole. I 75 giorni Macchinosa l’autorizzazione: non è più del gip ma del Tribunale distrettuale, formato da 3 giudici. Il pm insieme con la richiesta di autorizzazione,

Il Paese Faina che disprezza l'università

Il paese faina che disprezza l'università di Antonio Scurati Nel silenzio più totale, nell’indifferenza generale, è in discussione in Parlamento un disegno di legge di riforma dell’università da cui dipenderà il futuro del nostro Paese. Lo scopo dichiarato dai riformatori (il governo) è di ridurre gli sprechi e razionalizzare le risorse, la conseguenza reale sarebbe - stando agli oppositori (quasi l’intero mondo accademico) - di condurre il sistema universitario pubblico al collasso nel giro di pochissimi anni. Il sistema universitario ha le sue colpe, ed è scarsamente difendibile, ma la cura sarebbe, in questo caso, un’eutanasia mascherata. Chi ha ragione? E’ una battaglia tra riformisti e conservatori, tra risanatori e difensori di privilegi corporativi, oppure tra difensori dell’università pubblica e suoi curatori fallimentari? «Senza alcun onere aggiuntivo». La risposta sta tutta in questa formula burocratica, una formula che ricorre più di venti volte nel testo di legge pe

Il Paese Faina che disprezza l'università

Il paese faina che disprezza l'università di Antonio Scurati Nel silenzio più totale, nell’indifferenza generale, è in discussione in Parlamento un disegno di legge di riforma dell’università da cui dipenderà il futuro del nostro Paese. Lo scopo dichiarato dai riformatori (il governo) è di ridurre gli sprechi e razionalizzare le risorse, la conseguenza reale sarebbe - stando agli oppositori (quasi l’intero mondo accademico) - di condurre il sistema universitario pubblico al collasso nel giro di pochissimi anni. Il sistema universitario ha le sue colpe, ed è scarsamente difendibile, ma la cura sarebbe, in questo caso, un’eutanasia mascherata. Chi ha ragione? E’ una battaglia tra riformisti e conservatori, tra risanatori e difensori di privilegi corporativi, oppure tra difensori dell’università pubblica e suoi curatori fallimentari? «Senza alcun onere aggiuntivo». La risposta sta tutta in questa formula burocratica, una formula che ricorre più di venti volte nel testo di legge pe