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Visualizzazione dei post da dicembre, 2009

Dal fatto quotidiano di oggi 30 dicembre

La fine dell’appartenenza di Antonio Padellaro In politica, l’appartenenza è la partecipazione attiva nei confronti di una comunità. Si “appartiene” soprattutto a sinistra. Per ragioni di carattere storico (il rapporto quasi fideistico che legava la militanza al vecchio Pci). Per la capacità di creare legami e passione (la tessera, la sezione, le primarie come abitudini fortemente radicate). Per un’idea condivisa di solidarietà e di progresso sociale. Ma se a tutto ciò si evita di dare continuità e sostanza. Se la militanza diventa un polveroso retaggio del passato. Se la passione viene continuamente raffreddata con secchiate di realpolitik. Se dei legami ci si rammenta soltanto al momento di chiedere il voto. Se le sezioni diventano luoghi di apparato dove la discussione latita. Se il tesseramento è solo pratica di potere di stampo democristiano. Se le primarie vengono considerate una fastidiosa perdita di tempo. Se la scelta dei candidati alle regionali si trasforma in una faida tra

Abbandonare l’Italia è più facile che ricostruirla

PIER LUIGI CELLI, DIRETTORE DELLA LUISS, INVITA IL FIGLIO ALLA FUGA: E SE NON FOSSE UNA BUONA IDEA? di Francesco Bonazzi “Padre nostro che sei dei nostri, ma anche un po’ dei loro, non temere per noi. Padre nostro che sei nei cda e in ogni dove, grazie per il Paese che ci lasci. Ma noi non lo lasciamo”. Se fossimo i tanti figli di Pier Luigi Celli, quelle centinaia di ragazze e ragazzi che studiano all’università privata che egli dirige, risponderemmo così alla lettera pubblicata ieri su Repubblica. Perché è vero che l’Italia non è un paese per giovani e non è la patria del merito, come denuncia l’ex direttore generale della Rai (e prima ancora, manager di successo in Olivetti, Enel e Unicredit). Ma questo suo invito ad abbandonare l’Italia proprio non ci va giù. E non solo perché siamo appena sbucati dal nulla – nulla finanziario e nulla di potere – con un giornale tutto nuovo e tanta voglia di fare il nostro dovere. Ma perché forse abbiamo un’idea di patria che non prevede la fuga.

Ai miei studenti e ai miei figli perchè si provi a cambiare

Ieri il direttore generale della Luiss (nonchè ex di tante poltrone importanti di questo Paese e "amico" di potenti che questo Paese l'hanno governato) ha suggerito al proprio figlio di lasciare questa Italietta della non meritocrazia per inventarsi un lavoro e una professionalità dove le intelligenze sono premiate e i servilismi puniti. Il ragionamento da padre sarebbe anche comprensibile, in effetti il Paese non premia la meritocrazia, è seduto su se stesso guidato da una serie di Lobby autoreferenziali e,spesso malsane, non rispetta le regole e idolatra chi del non rispetto delle regole ne fa una religione. L'università da decenni è abbandonata al suo destino e al governo di chi ha interessi troppo lontani da quelli della crescita, dell'innovazione, dell'apprendimento, del merito etc etc. Tutto giusto ma c'è qualche cosa che stride. Primo può chi, nel bene e nel male, ha partecipato in prima persona a questo scempio (lautamente remunerato per essere tra